La pioggia non ferma la Via dei Carraresi: in 120 a Cittadella su bici d’epoca

Il ritorno della ciclostorica ha radunato un bel numero di appassionati che, a causa del mal tempo, non hanno affrontato la salita de la Rosina. Per la città murata è stata una grande settimana all’insegna del ciclismo
CITTADELLA (PD) – Nonostante pioggia e mal tempo abbiano tentato di rovinare la festa alla ciclostorica Via dei Carraresi, alla fine la voglia di ritrovarsi e divertirsi con abbigliamento e bici d’antan ha avuto la meglio. Cittadella si è riempita di circa 120 appassionati, tutti vestiti come si faceva prima degli anni ’70, e così sono partiti da Piazza Pierobon.

Dopo aver aggirato la cinta muraria si è andati in direzione Bassano del Grappa e il ponte degli Alpini, quindi la Val Rovina, la strada della Fratellanza e la chiesa della Madonna del Ciclista con piccolo museo al suo interno e il monumento dedicato ad Alfredo Martini. A quel punto si è deciso di evitare di fare la Rosina e la sua discesa bagnata, andando verso Valle San Floriano e prendere la strada dei ciliegi. Una volta giunti in località Vallonara si è attraversata la famosissima piazza degli Scacchi nel centro storico di Marostica e da qui è cominciato il ritorno passando per Cartigliano ed affrontando due bellissimi tratti di strada Bianca che costeggiano il fiume Brenta.

“Ci siamo divertiti, peccato per il mal tempo che ha spaventato più di qualcuno – ha detto Filippo Pozzato, organizzatore dell’evento insieme al Comune di Cittadella -. C’erano 200 iscritti, poi siamo partiti in 120. Abbiamo tagliato la Rosina perché fare la discesa con quelle bici sarebbe stato troppo rischioso, credo sia stata la scelta giusta. Abbiamo riportato a Cittadella un grande evento e da qui sì può solo crescere”.

Grande successo anche per la mostra “Le Bici dei Campioni” che, presso la Chiesa del Torresino, ha dato modo a centinaia di appassionati di ammirare da vicino alcuni gioielli delle leggende italiane, comprese le bici di Fausto Coppi, Gino Bartali, Francesco Moser e Marco Pantani, solo per citarne alcune, oltre ad alcune opere dell’artista Miguel Soro Garcia.

UN TALK SHOW CON GRANDI NOMI

Alla vigilia c’è stato modo di parlare di ciclismo a 360° all’interno dello splendido Teatro Sociale, in pieno centro a Cittadella. Prima della proiezione del film dello spettacolo teatrale “E tu, te lo ricordi Marco?” di Mario Cionfoli e Alessio Berti, sul palco hanno discusso ospiti celebri come Davide Cassani, Silvio Martinello, Filippo Pozzato e lo scrittore e giornalista Marco Pastonesi, moderati da Alessandro Galli, direttore della rivista Biciclette d’Epoca.

Con l’ex CT della Nazionale Italiana Cassani, tornato al Giro a fare anche le telecronache per la Rai, si è parlato di sicurezza e di Tour de France, visto che è stato tra i fautori e promotori della Grand Départ dall’Italia. “Una volta ogni paesino aveva la propria squadra di calcio e la propria squadra di ciclismo, ora non è più così – ha detto Cassani -. E questo è dovuto anche alla pericolosità delle nostre strade, che tolgono la voglia di uscire in bicicletta e frenano le famiglie dal mandare i bambini fuori in strada. Servono infrastrutture che invoglino a fare sport, non necessariamente in strada, ma anche fuoristrada o in pista. Il Tour de France mi auguro possa proprio avvicinare la gente al ciclismo, in questi mesi ho notato quanto entusiasmo ci sia in giro per vedere i grandi campioni sulle nostre strade. È stato un investimento importante, certo, ma l’indotto sul territorio grazie al turismo sarà enorme. I grandi eventi creano valore al nostro territorio e il Tour farà lo stesso”.

Da buon campione olimpico ad Atlanta 1996, invece, Martinello, che proprio un paio di giorni fa ha annunciato la sua nuova candidatura alla presidenza Federale, ha approfondito il discorso relativo al movimento italiano su pista: “Siamo in un vero e proprio paradosso. In termini di risultati e medaglie stiamo vivendo un periodo d’oro grazie a degli atleti straordinari, sia nel maschile che nel femminile, come Filippo Ganna, Jonathan Milan, Elisa Balsamo e tanti altri, guidati da uno staff altrettanto valido, in primis da Marco Villa. Il tutto, però, senza avere strutture valide a supportarci alle spalle: c’è un solo velodromo chiuso, quello di Montichiari, che può usare solo la Nazionale Italiana, ma per il resto non c’è nulla. Di problemi ce ne sono tanti, ma li nascondiamo dietro i risultati degli atleti”.

A Pozzato è stata chiesta un’opinione sull’uso delle radioline in corsa e se davvero rischiano di togliere spettacolo alle gare. “Secondo me nel ciclismo di oggi sono imprescindibili – ha detto il vincitore della Milano-Sanremo 2006 -. I corridori non sono automi, non è come giocare alla Playstation, se uno sente le gambe per attaccare lo fa, altrimenti non lo fa, anche se gli urlano sulle orecchie di andare. E poi la radiolina è anche un mezzo fondamentale per la sicurezza, permette di allertare i corridori in caso di pericoli, ostacoli o alto. No, non ha senso tornare indietro”.

Il giornalista e scrittore Pastonesi, invece, è stato interrogato da un punto di vista più filosofico, cioè se i corridori di oggi possono ancora essere considerati eroi come pionieri. “No!” è stata la riposta secca di Pastonesi, che poi ha spiegato anche il perché. “Il primo vincitore del Tour de France, Maurice Garin, per esempio, era uno spazzacamino, le tappe erano lunghe più di 450 km, e in mezzi non erano quelli di adesso. Oggi sono atleti straordinari, con tante storie belle, ma non si possono definire eroi”.

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