MOSER, BARONCHELLI, BITOSSI: “Momento delicato per il ciclismo e la Federazione fa poco”.

Grande successo a Narnali per il ritrovo del Bici Club

Un grande successo a Narnali di Prato per il 43° raduno dei campioni di ciclismo con un quintetto di eccellenza. Per la prima volta presente Gianbattista Baronchelli, un campione che in carriera ha vinto 90 gare con due Giri di Lombardia, sei Giri dell’Appennino, 5 tappe al Giro d’Italia e tante altre classiche ed ha corso nel 1979 anche per la pratese Magniflex. E poi Francesco Moser, Franco Bitossi, Silvio Martinello (ex olimpionico della pista), l’attuale direttore sportivo di Vincenzo Nibali, Giuseppe Martinelli. Ma nel salone parrocchiale lungo tre tavolate c’erano tra gli altri anche Giovanni Visconti che ha lasciato l’attività poche settimane fa, un altro olimpionico Marcello Bartalini, che vinse nel 1984 a Los Angeles la 100 km a cronometro, il c.t. azzurro della Nazionale Under 23 Marino Amadori, il dott. Giovanni Falai che conta 91 primavere ed ha visto tanti campioni del pedale.

Il momento “delicato e difficile” del ciclismo italiano, con nessun atleta italiano nei primi dieci nelle grandi classiche di primavera) non accadeva dal 2000), con nessuno italiano dopo Nibali grande favorito nei grandi giri, sono stati i temi toccati durante la 4 ore della festa pratese che il presidente del Bici Club Enzo Ricciarini ha organizzato con il solito esuberante entusiasmo grazie ad alcuni sponsor come Hopplà, Gertiba, Magniflex.

“C’è troppo burocrazia, occorrono incentivi alle società di base. E’ un momento difficile – dice Moser – la Federazione forse non può fare più di tanto ma qualcosa di più sicuramente”. Anche Bitossi dice la sua. “Sempre meno i corridori che arrivano dalla base, gli perdiamo per la strada, certo la pandemia non ha aiutato lo sport e il ciclismo in particolare, è un periodo particolare, speriamo bene”. Infine Baronchelli: “Purtroppo non siamo più competitivi, penso ai giovani che sono sempre meno. Mancano le società, un tempo ogni paese ne aveva una. Occorre allargare la base, mancano le strutture, il ciclismo da quando correvo io è cambiato. I giovani sono meno portati a fare sacrifici, fatica e rinunce, i loro genitori hanno paura a mandare i loro figli lungo le strade, infine il Covid ha influito negativamente sull’attività. Qualcosa la Federciclismo deve fare”. Un ritrovo anche tra battute, racconti e fatti con un brindisi finale al prossimo appuntamento che nel 2023 tornerà in gennaio.

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